Per capire come effettivamente aumentare (o diminuire) la produzione di latte materno, bisogna prima comprendere come funziona il meccanismo di produzione.
Partiamo dall’inizio
Controllo endogeno (ormonale) della sintesi – Lattogenesi I e II
La produzione di latte inizialmente non si poggia sul principio della domanda/offerta. Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, la produzione di latte è guidata principalmente dagli ormoni – processo chiamato meccanismo di controllo endocrino. In sostanza, tramite un efficace bilanciamento degli ormoni, inizi a produrre colostro a partire dalla metà della gravidanza (Lattogenesi I) e il volume di produzione aumenta (Lattogenesi II) nel giro di circa 30-40 ore dopo il parto.
Durante l’ultimo periodo della gravidanza, il seno produce colostro, ma gli alti livelli di progesterone ne inibiscono la secrezione e il volume viene mantenuto ad un livello basso. Dopo la nascita della placenta, il progesterone, gli estrogeni e i livelli di HPL si abbassano nettamente. Questo calo di progesterone, in concomitanza con i picchi di prolattina, innestando la Lattogenesi II.
Altri ormoni (insulina tiroxina, cortisolo) sono a loro volta coinvolti, ma il loro ruolo non è ancora ben definito. Nonostante, i marker biochimici indichino che la lattogenesi II inizia approssimativamente 30-40 ore dopo il parto, statisticamente le madri non provano la sensazione di seno teso fino a circa 50-73 ore (cioè 2-3 giorni) dopo la nascita, e alcune non lo avvertono affatto.
Questi primi due stadi sono guidati principalmente dagli ormoni – il che accade a prescindere dal fatto che la madre allatti oppure no.
Avvio dell’allattamento
Meccanismo di controllo autocrino – Lattogenesi III
Dopo la Lattogenesi II, il meccanismo di produzione diventa “autocrino”, termine per indicare che ora è la legge della richiesta a fare da padrona. Questo stadio viene chiamato Lattogenesi III. La sintesi del latte, a questo punto, diventa dipendente dal meccanismo di domanda/offerta. La produzione e l’estrazione del latte sono guidate dal/la bambino/a e dal suo appetito. Nonostante problemi ormonali possano interferire con la produzione, in questo stadio gli ormoni giocano un ruolo minore nella stabilizzazione della lattazione. In sostanza, il seno continuerà a produrre fintantoché c’è domanda (ossia la suzione/estrazione).
Per comprendere come lavora il meccanismo di controllo autocrino, dobbiamo capire come effettivamente aumenta (o diminuisce) la produzione di latte.
Cosa ci dicono le recenti ricerche sulla produzione di latte materno?
Le evidenze scientifiche ci mostrano l’importanza di due fattori che controllano la sintesi del latte.
Il latte materno contiene una piccola proteina del siero del latte chiamata Feedback Inhibitor of Lactation (FIL) – il ruolo del FIL è quello di rallentare la produzione di latte quando il seno è pieno. Ragion per cui la produzione di latte diminuisce quando il latte si accumula nel seno (situazione in cui il FIL è presente) e aumenta quando il seno non è pieno e teso (situazione in cui la presenza del FIL è minore).
Questo è un principio importante da tenere in considerazione per sfatare un mito comune e diffuso quanto fuorviante: “non sento più il seno teso! Ho perso il latte!”
Questo fenomeno, staticamente parlando, avviene spesso intorno al 2/3 mese di vita, periodo in cui tendenzialmente si è innestata un’ottimale calibrazione della produzione della produzione, ragion per cui la sensazione di seno teso e pieno tende a non essere più percepita o in misura minore. Il seno è calibrato, quindi, salvo mutamenti (poppate saltate, ecc.), non si avverte più il seno gonfio.
Un altro ormone importante è la prolattina, la quale gioca un ruolo di rilievo nella sintesi del latte.
Sulle pareti dei lattociti (cellule degli alveoli, che producono il latte) sono presenti dei “recettori della prolattina” i quali permettono alla prolattina presente nel sangue di muoversi nei lattociti e stimolare la sintesi del latte materno. Quando gli alveoli sono pieni di latte, la parete si espande e si tende, alterando la forma dei recettori, per questo motivo la prolattina non riesce entrare in contatto con essi – e quindi la percentuale di produzione del latte diminuisce. Non appena il latte viene svuotato dagli alveoli, i recettori ritornano nella loro forma normale, permettendo alla prolattina di passare nuovamente – e in questo modo la produzione di latte aumenta.
In poche parole, un seno ben drenato permette di aumentare la produzione.
Sulla base di questa spiegazione, è possibile capire in che modo l’aggiunta possa rivelarsi una trappola, laddove si trascuri questa dinamica di base.
Si inserisce una poppata (o più) di latte formulato
La formula è meno digeribile del latte materno, ragion per cui la bambina/il bambino può dormire di più
- Minori poppate al seno
- Il seno, in base al meccanismo di domanda/offerta,
- inizia a produrre meno latte
- La mamma pensa di non avere più latte e…
- Inserisce un’altra integrazione di latte in formula
- e, se non interrotto, il circuito continua
- sino al passaggio ad un’alimentazione integrale con formula
Inoltre, la teoria dei recettori della prolattina suggerisce che una frequente estrazione del latte nelle prime settimane contribuisce all’aumento del numero dei recettori. Maggiori recettori implicano che più prolattina possa passare nei lattociti, determinando una maggiore produzione di latte materno.
Le ricerche indicano che il contenuto dei grassi nei latte è determinato principalmente da quanto il seno viene drenato il seno (seno non teso e gonfio = maggiore contenuto di grasso nel latte), piuttosto che dal momento della giornata o dallo stadio della poppata.
Come varia la produzione di latte durante la giornata?
Ricerche hanno osservato che il volume di latte è tendenzialmete più elevato nelle prime ore del mattino (un buon momento per tirare il latte, se c’è bisogno di fare scorta) e si reduce gradualmente nel corso della giornata, mentre il contenuto di grassi tende ad aumentare via via che la giornata scorre (Hurgoiu V, 1985).
Capacità di immagazzinamento.
Un altro fattore collegato con la gestione dell’allattamento è la capacità del seno di immagazzinare latte. Questa capacità è definita come l’ “ammontare di latte che un seno può immagazinare tra le poppate”.
Si tratta di un fattore che varia in modo ampio e variegato, da madre a madre e da seno a seno (della stessa donna). Questa capacità non dipende dalle dimensioni del seno, anche se la taglia può limitarne l’ammontare.
Iniziamo col precisare che la capacità di immagazzinamento non ha nulla a che vedere con la produzione di latte.
Esso semplicemente influisce determinando il fatto che una madre, con un seno che ha grande capicità di immagazzinamento, può attendere più a lungo tra una poppata e l’altra senza che ciò abbia un impatto sulla produzione e la crescita del/la bambino/a. Una madre il cui seno abbia una minore capacità di immagazzinamento avrà bisogno di allattare (o di svuotarlo, se necessita di calibrarsi) più spesso per via della sensazione di tensione e pienezza che percepirà al seno (e relativo il meccanismo del FIL).
Cosa dicono le ricerche sull’aumento della produzione?
Il latte viene prodotto a richiesta, in ogni singolo istante.
Per aumentare la velocità di sintesi e la produzione di latte, la chiave è estrarre di più e più spesso il latte dal seno.
In pratica, tutto ciò significa che, per aumentare la propria produzione, è importante:
– Stimolare spesso il seno (allattando o con estrazione manuale o via tiralatte)
– Accertarsi che l’attacco sia corretto e la suzione della bambina/del bambino sia efficace
– Massaggiare il seno: pratica che può essere utile sia per favorire il riflesso di emissione, sia per la sua portata energetica (entrare in contatto con sé stesse con un massaggio, smuove dentro e fuori; è un prendersi cura di sé a vari livelli).
– Attendere che il bambino/la bambina si sia staccato/a dal seno prima di offrire l’altro (se la bambina/il bambino lo desidera).
– In casi specifici, può essere utile stimolare il seno ancora un po’ dopo la poppata e/o tra le poppate.
Questo approfondimento è uno strumento per sapere che, se lo desideri, puoi allattare. Avere latte non è questione di “fortuna”, anzi, come dice Gonzalez:
“L’allattamento materno non è un delicato fiore di sera, ma una delle funzioni più robuste del nostro organismo .Una funzione vitale.”
E’ un meccanismo che si avvia per la tua bambina/il tuo bambino, mentre la/lo custodisci in grembo.
Quando scoprii di aspettare un bambino feci quello che la maggior parte delle donne faceva,
cominciai a divorare libri.
Decisi di tornare a casa, in Kenya, dove misi alla luce mia figlia.
Piangeva molto e io stanca ed esasperata piangevo spesso con lei,
tentando di ricordare tutto ciò che avevo letto fino ad allora.
Un giorno mia nonna giunse dal villaggio per farmi visita.
Appena mi vide sorrise e con calma pronunciò le sue semplici parole:
“Sei tu l’esperta di tua figlia. Non leggere libri… leggi la tua bambina.”
J. Claire K. Niala
Articolo a cura di Marika Novaresio
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