Coltivare l’amore per l’apprendimento pone le basi nella fiducia.
Avere fiducia che i figli e le figlie sappiano cosa imparare, quando farlo e come farlo.
In veste di genitori, solitamente, non c’è nessuna perplessità nell’abbracciare questa visione dell’ apprendimento durante i primi (due, tre) anni di vita del/la bambino/a, per esempio quando imparano a stare in piedi, a camminare, a parlare, e a fare molte altre cose importanti e difficili, con poco o nessuno aiuto esterno.
Questi primi Saggi e Incontaminati anni di vita, ci possono insegnare molto anche sui principi che regolano l’apprendimento.
Nasciamo curiosi, lo siano per natura e sin da subito siamo mossi dall’impulso di apprendere informazioni, di prima mano, sul mondo che circonda.
John Holt, nel suo libro “Come i bambini imparano”, descrive questo stile di “apprendimento naturale” dei bambini e delle bambine:
“Il bambino è curioso. Vuole dare un senso alle cose, scoprire come funzionano, acquisire la competenza e il controllo di sé stesso e del suo ambiente, e fare ciò che vede fare alle altre persone. E ‘aperto/a, percettivo/a, empirico/a. Non si limita a osservare il mondo intorno. Di rimando non si chiude fuori da quel mondo strano e complicato, ma lo gusta, la tocca, lo solleva, lo piega, lo spezza. Per scoprire come funziona la realtà, lavora su di essa e con essa. E’audace. Non ha paura di sbagliare. E’ paziente. Tollera una straordinaria quantità di incertezza, confusione, di dubbio e di suspense. … la scuola non è un luogo che garantisce la possibilità di avere questo tipo di tempo, di opportunità o che possa alimentare questo tipo di pensiero e di apprendimento. “
I bambini e le bambine sanno come e cosa imparare.
Se lasciate/i libere/i, le/i bambine/i sanno istintivamente qual è il metodo migliore per loro. I genitori e gli adulti in connessione con loro imparano presto a scardinare gli stereotipi che limitano la pratica dell’apprendimento e imparano a fidarsi di questa competenza innata. Tali genitori non creano muri con osservazioni tipo: “Questo è il modo sbagliato”, perché hanno la consapevolezza che ci sono molti modi diversi per imparare qualcosa, e sanno che loro figli e le loro figlie, come ogni persona, sa qual è il modo migliore per sé.
I bambini e le bambine hanno bisogno di una quantità abbondante di tempo tranquillo e sereno… per pensare, per (so)stare, per Essere.
Come John Holt spiega nel libro Teach Your Own, “I bambini/le bambine con una grande fantasia hanno una grande attitudine ad esplorare e a conoscere a fondo il mondo, ad imparare a far fronte alle sue sorprese e alle sue delusioni. Non è difficile comprenderne il motivo. Con la fantasia abbiamo modo di ideare situazioni e percepirne le relative sensazioni, cosa che dà anche modo di interiorizzare esperienze negative. Tramite il gioco e la sua ripetzione, il lavoro interiore continua finché quella esperienza negativa perde il potere di ferire o di farci sentire sconfitti o incompetenti. “
La fantasia, tuttavia, richiede tempo; e il tempo è proprio il bene più a rischio nella nostra vita. I ritmi attuali, (inclusi gli orari scolastici – a cui si aggiungono le attività extrascolastiche -) lasciano poco tempo per sognare, pensare, inventare soluzioni ai problemi, per far fronte a esperienze stressanti, o semplicemente per soddisfare il bisogno universale di solitudine e privacy.
Le/i bambine/i cresciuti libere/i da intimidazioni, da atteggiamenti di pubblico scherno ed imbarazzo, mantengono la loro apertura a nuove esplorazioni. Imparano facendo domande, e non dal travaso di risposte. I più piccoli fanno molte domande… e così fanno i bambini della scuola – durante i primissimi anni. Dopo di che, molti hanno interiorizzato e imparato un fatto spiacevole: a scuola, può essere prioritario, per una sorta di auto-protezione, nascondere la propria ignoranza su di un argomento, indipendentemente dalla propria curiosità sul tema.
Lo stress, inoltre, interferisce con l’apprendimento.
Einstein scrisse: “E ‘un gravissimo errore pensare che il piacere della scoperta e della ricerca possa essere promosso per mezzo della coercizione.”
Quando si è sotto stress i meccanismi ormonali e biologici ci mettono in una modalità adrenalinica, letteralmente di sopravvivenza, che non permette l’assimilazione di concetti, lo studio intellettivo e pratico dei medesimi.
La prima infanzia ci insegna molti dei principi base dell’apprendimento, ciò nonostante il sistema scolastico occidentale ha adottato principi del tutto diversi, fatto che ormai suona come anacronistico.
La struttura della scuola standard (numero minimo di presenze, argomenti scolastici selezionati, costante controllo uniformato dei progressi degli studenti) presuppone che i bambini e le bambine non siano “studenti naturali”-
I “discenti naturali” non hanno bisogno di una tale struttura. Il successo dell’ autoapprendimento suggerisce fortemente che gli approcci strutturati inibiscono sia l’apprendimento che lo sviluppo personale.
I bambini e le bambine traggono gioia dai valori intrinseci di ciò che stanno imparando.
Non vi è alcuna necessità di motivare le bambine e i bambini attraverso l’uso di ricompense estrinseche, quali gradi elevati o stelle, i quali suggeriscono in modo immediato che l’attività stessa ha caratteristiche eterodeterminate di difficoltà o sgradevolezza
Crescere in libertà significa anche relazionarsi con persone di ogni età.
L’attuale tendenza è quella di unire ed uniformare per età.
John Taylor Gatto, a tal riguardo sostiene: “E ‘assurdo imporre di stare seduti in una stanza con persone esattamente della stessa età, ogni singolo giorno per moltissimi anni. Tale sistema riduce in modo efficace la percezione dell’immensa diversità della vita e la sinergia della varietà, anzi, si taglia tutto ciò fuori dal proprio passato e futuro …. “
Un bambino impara meglio sul mondo attraverso l’esperienza di prima mano.
I bambini hanno bisogno e meritano tutto il tempo di cui hanno bisogno per stare con la propria famiglia.
Gatto ci avverte, “Tra la scuola e la televisione, il tempo dei bambini e delle bambine è letteralmente divorato.”
Abbracciare questa visione, spiega Holt significa “dare ai bambini tutto l’aiuto e la guida di cui hanno bisogno e che chiedono; ascoltarli con rispetto quando hanno voglia di parlare. Per il resto, non dobbiamo far altro che fidarci della loro competenza nel creare e vivere il proprio percorso di vita.”
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