Regna una particolare confusione nell’ambito dell’istruzione.
Si suppone che capire sia sinonimo di interesse e che tutto ciò vada a braccetto con l’apprendimento.
Sfatiamo questo mito: capire non significa essere interessati e, allo stesso modo, non significa interiorizzare un apprendimento.
L’interesse e l’apprendimento pongono le proprie radici nella personalità.
“Questo fatto sorprendente che forse fu incontrato da molti nella pratica semplice della vita familiare non è entrato nell’ambiente della psicologia e della scuola, dove tutto fu considerato come se procedesse lungo un filo diritto: dal semplice al complesso, dal concreto all’astratto, dal noto all’ignoto, dall’imperfetto al perfetto, dal cattivo al buono. Mentre invece esistono durante il periodo della crescenza dei centri successivi di sensibilità psichica, che poi si spengono per essere sostituiti da altri” – Psicogeometria, M.Montessori –
Il punto nodale è che questa fattispecie è dinamica, per nulla lineare;
essa passa attraverso diversi stadi (legati all’età e a fattori personali).
Un determinato ambito di scoperta può destare interesse in un bambino o in una bambina in un preciso momento della sua vita e lasciarlo indifferente in un altro (reazione che, se sorta in un contesto di perenne controllo, tende a dare adito a giudizi come “svogliato/a e disattento/a”).
L’attenzione che si può rivolgere a questi interessi sensibili ha la sua importanza perché
“è chiaro che se un acquisto iniziale di cultura si fissa in uno di questi periodi, esso rimane come un precedente che apre me porte dell’intelletto al seguito. L’interesse infantile svegliato sopra un argomento, è una calamita interiore permanente rispetto alle successive conquiste” [ibidem]
L’attività alla base dell’apprendimento e della sua coltura è di tipo interiore (e gemma nel e tramite la mente, i sensi e il movimento), tant’è che è impossibile intervenire direttamente su di essa. Ogni tentativo in questo senso non produce effetti costruttivi, andando anzi a determinare rallentamenti o un rifiuto condizionato.
Si può solo assistere dall’esterno a questo lavorio, capolavoro della natura creatrice (per ricitare la Montessori).
“Il bambino ha un suo proprio modo di imparare: quello della scelta spontanea, dell’esercizio ripetuto, dell’attività insieme sensoriale e motrice che accompagna l’attività sensibile e psichica”[ibidem]
Dall’esterno, in un ascolto rispettoso e onesto, si può contribuire con umiltà mettendosi a disposizione come mediatore.
Il rispetto, l’umiltà e la passione sono chiavi fondamentali.
Si tratta di dinamiche che gettano i semi per il presente e per il futuro
“una conoscenza sempre più vasta può organizzarsi su un primitivo nucleo, a mano a mano che ha luogo lo sviluppo mentale. Ed è evidente che se nella personalità esistono attitudini speciali, sensibilità personali ( e non più solo periodi sensitivi) tutto lo svolgimento si incunea attorno a questa sensibilità, generando ciò che noi chiamiamo : una vocazione” [ibidem]
Il libero apprendimento non è il frutto di una filosofia artificiosa,
è la base da cui tutti noi partiamo.
La verace rampa di lancio.
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